Sono un uomo di campagna e vorrei riuscire a fotografare questa mia natura

Io sono in fondo un uomo generato dalla campagna e sostanzialmente estraneo alla città e al suo spirito. Il mio mondo d’origine è quello contadino. Ma la mia campagna, lo devo riconoscere, non è una campagna reale, è la campagna della libertà e del silenzio, degli stati d’animo di quel bambino solitario che veniva lasciato solo a girovagare per i campi in compagnia di un piccolo cane, la campagna degli sterminati campi interrotti da piccoli agglomerati sparsi come isole in mezzo al mare o come i paesi che si incontrano sulle montagne. Nelle fotografie forse cerco di rappresentare questo miraggio di libertà, di silenzio, di luoghi dove poi, dopo aver girovagato nello spazio vuoto e silenzioso, è possibile incontrarsi, raccontarsi, ascoltare, comunicare e tali luoghi non possono che essere a misura d’uomo, nidi sparsi e accoglienti come lo sono i vecchi rifugi di montagna.

massimocec ottobre 2020


Esche fotografiche per ricordi

Strani legami con un lontano immaginario mondo infantile in un estate afosa e immobile, imbalsamata dalla sensazione del tempo che passa. Una fotografia esca di ricordi, di immagini di volti che non ci sono più ma che rimangono presenti. Questa foto richiama i miei disegni realizzati con piacere nelle sere invernali intorno a un tavolo accanto a persone intente alle loro occupazioni ma presenti. Colori accesi, Casupole smilze e longilinee che occupano tutto lo spazio. Sembra la foto di un ricordo visivo e invece è la foto di un pezzetto di realtà. 743deaaf5c8b14743a871836f8db7bSi sa che la fotografia è solo un pretesto per dar sfogo all’immaginazione e che l’immaginazione è l’unico strumento che abbiamo per dialogare con una realtà infinita che non si lascia cogliere se non per sporadiche tracce, complicati indizi, dal finito dei nostri pensieri e dei nostri artifici che abbiamo architettato per afferrarla. L’artificio poi una volta prodotto è in grado di andare oltre e creare, nel suo dialogo con i soggetti con cui viene a contatto, altre realtà. Le fotografie sono quindi esche e nessuno sa cosa abboccherà. Nonostante ciò grazie a loro riusciamo a dialogare con la realtà e anche con quella particolare realtà che siamo noi stessi.
Fotografia: Bosa, di Marco Carmassi


Francesco Bosso: paesaggi senza luogo

Il Caffè dei Maledetti Fotografi  Spazio LABottega, Pietrasanta

Interviste dal vivo di Enrico Ratto

Credi sia importante definire i luoghi in cui sono state realizzate le tue fotografie o cerchi di decontestualizzare?

Per quanto mi riguarda tendo assolutamente a decontestualizzare. Guardando i miei lavori credo si faccia fatica a riconoscere i luoghi. A parte Golden Light, una scattata in Islanda, gli altri lavori sono realizzati in tutto il mondo, soprattutto After Dark, il lavoro che sto preparando. In After Dark le immagini hanno in comune atmosfere e suggestioni che non sono legate a nessun luogo. Creo inoltre dittici di immagini scattate in luoghi molto diversi, dalla Hawaii alla Thailandia. Non è il luogo che ha importanza, ma la sua atmosfera e le similitidini grafiche.


Massimo Vitali Un’idea stra-vagante di fotografia

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Massimo Vitali. Marina di Massa, Torre Fiat

Dire che le foto di Vitali sono foto di paesaggio è piuttosto azzardato. Nelle foto di Vitali forse sono gli uomini a contare più del luogo, dell’ambiente. L’ambiente sembra fare da contorno. Ma gli uomini contano come massa e diventano parte del paesaggio, anzi diventano l’elemento principale del paesaggio. Scatta foto di spiagge, discoteche, piazze caratterizzate dalla presenza di consistenti gruppi di persone. Gli esseri umani sono piccoli, schiacciati dal contesto e nello stesso tempo definiti con estrema precisione. Ogni punto della foto è a fuoco anche se l’orizzonte occupa grandi spazi. Gli scatti di Vitali sono scatti nitidi ottenuti senza nessun ritocco perché non sono fotografie digitali.

“Uso delle macchine con lastre di grande formato. Con il digitale questa precisione è impossibile”.

“Il mio modo di fotografare è comunque distante… cerco di vedere la gente con più rispetto, senza il machismo fotografico che dà la “licenza di uccidere” ai fotografi”

“Il mio approccio fotografico è rigoroso. La fotografia è fatta di parole ma è imprescindibile dalla tecnica. Il dato tecnico prende quindi uno spazio importante nel mio lavoro. Questo perché ogni apparecchio nella sua specificità è capace di creare immagini differenti. La mia scelta di utilizzare un banco ottico è dovuta alla volontà di ottenere il maggior grado di dettaglio, in modo che l’osservatore delle fotografie possa essere proiettato in un’interpretazione libera dell’immagine. Lavorare con questo dispositivo impone una gestualità particolare ed rende più inclini ad una maniera riflessiva di produrre le immagini. Credo che questa relazione con il dispositivo influenzi la mia fotografia. Pur essendo passato da poco all’utilizzo del digitale non considero questa innovazione tecnologica come elemento capace di rivoluzionare il mio modo di lavorare. Quando io faccio una foto, per me è fatta in quel momento, non vedo la ragione di continuare a sprecare del materiale, sparando fotografie. In una giornata posso produrre circa dieci fotografie.”

Secondo quando dice Vitali, per esempio per fotografare i litorali Vitali studia il posto per mesi. Dopo questa fase, in un giorno decide di montare una impalcatura sulla quale la macchina fotografica è sospesa a più di cinque metri d’altezza e da lì scatta la sua fotografia.

“Prima di tutto ricerco dei luoghi che soddisfano i miei interessi: dei luoghi affollati e dove il paesaggio mi comunica qualcosa. La mia ricerca sul paesaggio in questi anni è cambiata drasticamente, i sistemi di visualizzazione satellitare su internet hanno sovvertito il mio modo di conoscere i luoghi. Soprattutto perché per me è importante avere una conoscenza imparziale prima di averli visitati. Non voglio essere influenzato dalle interpretazioni fotografiche di altri autori. In questo le viste proposte dai sistemi di visualizzazione su internet sono alquanto obiettive, proponendo un modo neutro di rappresentazione. Inoltre cerco di documentarmi ricercando dei video che riesco a leggere come più vicini a quello che mi attende nella realtà.
In questo modo costruisco un concetto di fotografia che è gia in mente prima che io la realizzi. Quando arrivo sulla spiaggia, ho già un’idea chiara di quello che voglio fare.
Il giorno della ripresa, salvo imprevisti, cerco di arrivare sulla spiaggia la mattina presto. La fase del posizionamento della piattaforma è abbastanza importante. Sono abbastanza testardo una volta che scelgo il posto, alle volte perdo delle belle foto per il puntiglio di non spostarmi mai, perché la considero una sconfitta. Una volta posizionato il dispositivo (piattaforma più macchina) in quel momento io faccio già parte del luogo, inoltre la piattaforma alta cinque metri contribuisce ad isolarmi dal contesto facendo in modo che le persone non mi considerino come un elemento di disturbo.”

In un altro intervento però Vitali afferma:

“Le mie immagini nascono come oggetti. … Le mie foto sono in-eventuali. Le mie foto non hanno eventi, o meglio hanno dei piccolissimi eventi che le caratterizzano.

…la mia ambizione, in realtà, è quella di dare una documentazione che duri nel tempo; è che, fra cinquanta o cento anni, la gente possa usare queste foto per vedere come eravamo oggi, più che se vedesse altri tipi di foto che vengono fatti oggi. Cerco, per così dire, di storicizzare la spiaggia, la discoteca… Faccio un esempio di due scatti a Marina di Pietrasanta. Uno del ‘96 e uno recente. Stesso posto, stesso giorno di inizio agosto. Io osservo le cose minime. I tatuaggi, gli asciugamani, i costumi, i gruppi, le famiglie. Beh, è un altro pianeta.

Il contenuto è poco interessante. E’ vero, potrebbe essere la parte migliore, ma in effetti io vedo che il contenuto si va sempre più assottigliando. La cosa importante è il modo in cui è fatta la foto. La foto segue una specie di rituale, prevede l’utilizzo di certe cose, come questo cavalletto su una piattaforma a cinque metri e mezzo, per avere sempre la visione dall’alto. C’è poi la messa in opera del cavalletto, la scelta di un certo tipo di macchina. A monte della fotografia c’è già tutto un progetto, come anche a valle: c’è il progetto, che prende le immagini e le fa diventare oggetto. A monte della fotografia c’è un certo tipo d’immagine fotografica, una certa posizione, la ricerca di un certo tipo di luogo, per cui alla fine la fotografia – l’immagine in sé stessa – ha un’importanza limitatissima. Anche perché, secondo me, nella fotografia contemporanea – che è stata investita dall’arte contemporanea – ha sempre meno importanza lo scatto, cioè come e quando avviene, mentre sono invece importanti tutte le cose a monte e a valle. …

La fotografia non ha in sé più niente da dire?

No. E’ perché la fotografia fa parte dell’arte contemporanea. Non può più stare a guardare la carta baritata in b/n. Ma non solo: la fotografia, secondo me, meno dura e meglio è… alla faccia del collezionismo. Va venduta, poi si deve rovinare!

…Quei poveracci del Rinascimento hanno fatto delle robe che sono ancora lì, si son bruciati il mercato, e non solo: l’hanno bruciato per generazioni a venire. La fotografia deve essere una cosa…

Effimera, sì; che si autoconsuma. I collezionisti ti chiedono: – Ma dura? E quanto dura? – (perché loro vogliono che duri 500 anni). Ma chi se ne frega! Non lo so, e non m’interessa, perché finché ci sono io, te la rifaccio, poi…”

Ho provato a mettere insieme le idee di Vitali sulla fotografia ma devo dire di non esserci riuscito. Non riesco a conciliare la sua idea di foto documento con quella di foto oggetto. Ciò che considero stravagante è l’idea di fotografia come oggetto che è indifferente rispetto al suo contenuto.

Massimocec 2015


Contrasti

mioIl 4 gennaio siamo stati a Marina di Vecchiano per un pic nic. Il mare era fermo e senza vento, ogni tanto sbucava un raggio di sole. C’era una buona luce per fotografare e c’era anche molta calma. Sono rimasto affascinato da una scena che  ho visto sulla spiaggia. Laura aveva la mia macchina fotografica e le ho detto di prendere quell’immagine. Lei ha scattato al volo, senza farsene accorgere.
Ora che la pubblico questa scena mi colpisce. Due figure sulla spiaggia: una donna elegante e distaccata con guanti, borsa, cappello inusuale, pelliccetta al collo e alle maniche del cappotto; l’uomo, forse il suo compagno, anche lui ben vestito, raccoglie legna. L’obiettivo ha mirato alla contrapposizione tra queste due figure e il contesto fatto di legna portata dalla mareggiata ammassata sulla spiaggia, il mare e il cielo che quasi si confondono sullo sfondo. Una situazione inconsueta, due realtà contrapposte, senza alcun legame tra loro, che si stanno incontrando in quel momento. È una foto di un istante fuggevole, ma è anche una foto emblematica.

odellac Foto Laura Della Croce