Roberto Evangelisti: Parigi oh cara

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Bob è uno strano fotografo. Se cerchi le sue foto o suoi libri non ne trovi. Non ci sono suoi lavori su Internet. Sono riuscito a trovare, con molta fatica, soltanto queste fotografie appartenenti a chissà quale progetto. Solo pochi amici e qualche allievo hanno accesso alle sue fotografie. Eppure mi sembra di vedere in esse i tratti del suo stile che conosco solo tramite le sue lezioni. Bob infatti è e si vanta di essere un insegnante di fotografia. I suoi principi sono:

“Le immagini si costruiscono con un niente, bastano poche cose per fare una buona fotografia”

“Una fotografia non è solo il prodotto di uno scatto ma anche della capacità di scelta e del coraggio di buttare via”

“Per fare una buona fotografia bisogna andare oltre ciò che si vede, suggerire ciò che non si vede”

“Non è eticamente accettabile usare la sofferenza per fare spettacolo”

“La bellezza è un soggetto privilegiato della fotografia”

“La fotografia oramai è giunta alla fine della sua storia”

 

Riporto qui una sua intervista rilasciata nel 2001 in occasione della consegna del premio Rodolfo Pucci LA FIBULA D’ORO da parte del Circolo Fotocine di Castelnuovo Garfagnana.

Intervista a Roberto Evangelisti
di Italo Adami.

Caro Roberto, leggo nel tuo sito Web: ” La fotografia non è la mia professione ma la mia forma di espressione……Amo troppo la fotografia per subire i vincoli derivanti dalla committenza….insegno a coloro che hanno voglia di sentirmi (tanti per la verità)…..Note più strettamente biografiche penso non interessino a nessuno”. Invece a noi interessano.

Sono nato a Pisa un po’ di anni fa, ma l’età ancora non mi pesa. Risiedo a Lucca, città che amo. La curiosità è una delle mie caratteristiche principali ciò mi rende un po’ “voyeur” ma credo che tutti i fotografi lo siano!
Artisticamente vivo degli entusiasmi che la fotografia mi dà e con essa cerco di mettere in evidenza gli aspetti della vita di tutti i giorni. Con le mie opere non cerco consensi né cerco di persuadere, ciò che realizzo lo faccio per me e non mi piace condividerlo.
Mi innamoro di ciò che vedo attraverso il mirino, mi entusiasmo di ciò che esce dallo sviluppo.
Rivivo queste gioie riguardando nel tempo le mie fotografie che vengono mostrate solo agli amici più cari e solo se me lo chiedono.
Questa, forse, è la ragione per cui ho molti amici!

Ho frequentato un tuo corso di fotografia nel 1976 da studente a Pisa. Ancora oggi trascorri la maggior parte del tuo tempo libero organizzando e tenendo corsi di fotografia a neofiti (1°livello) o a fotoamatori più esperti (2° livello). Insomma, sono circa 30 anni che vivi il mondo della fotografia vedendolo scorrere da un punto d’osservazione pressoché costante. In cosa è cambiato il movimento fotoamatoriale italiano in questi decenni ?

Quali influenze ha subito? Chi erano i fotoamatori anni ’70 e chi sono quelli del 2000 ?
Se per mondo amatoriale intendiamo quello dei circoli fotografici dirò che è cambiato molto poco.
Nelle linee essenziali i fotoamatori di ieri e di oggi sono tristemente uguali. La fotografia, invece, in questi anni è cambiata in maniera impressionante facendo, a mio avviso aumentare, la distanza tra i fotoamatori e la “vera” fotografia.
Nella stragrande maggioranza i dilettanti sono caratterizzati da una cultura fotografica medio-bassa, poiché, generalmente, leggono poco e guardano poco. Non comprano libri d’immagine e raramente vanno a vedere le mostre dei “grandi“, quando lo fanno criticano moltissimo senza sforzarsi di capire. Quindi ignoranza presuntuosa e poca umiltà.
Tenutari della verità si rinnovano pochissimo e l’imitazione è la costante delle loro realizzazioni.
Per queste ragioni nei corsi di fotografia che tengo l’educazione all’immagine è curata in maniera particolare.
Che differenza c’è con il prepotente avvento della tecnologia digitale, fra immagine e fotografia ?
La fotografia ha come prerogativa la conquista dell’attimo, l’eternizzazione di un frammento di realtà salvato dal continuo mutare delle cose. Questa è una caratteristica esclusiva che la contraddistingue da ogni altra forma di espressione artistica.
La tecnologia digitale cambierà gli strumenti di cattura dell’attimo e la maniera della sua restituzione ma il concetto espresso precedentemente resterà sempre intatto, quindi nessun pericolo.
Il digitale, invece, servirà molto nella mistificazione. Dell’immagine virtuale, quindi, ne verrà fatto un uso sempre più massiccio da parte dei media impegnati da sempre alla conquista dei cervelli.
Ma a noi fotografi ciò non interessa.
Bisogna tuttavia riconoscere che alcuni anni fa nella fotografia si identificava in maniera assoluta il concetto di immagine. Oggi non è più così!
La tecnologia informatica ha ucciso ciò che non era fotografia! mi riferisco al fotomontaggio ed al collage fotografico e personalmente ne sono contento!

Quali sono tuoi fotografi preferiti ? Perché?

Direi tutti i “vecchi” reportagisti esponenti del realismo poetico da Bresson a Doisneau, a Koudelka  ma ve ne sono molti altri!
Trovo invece difficoltà nel definire “grandi” i giovani reportagisti di oggi . Ce ne sono di bravi ma, generalmente, ci propongono fotografie dove l’avvenimento è così denso di significati da prevaricare l’abilità del fotografo stesso. Di questo è colpevole anche l’editoria sempre alla ricerca di immagini dure e scabrose ed i fotografi si adeguano.

Durante la tua lunga esperienza di insegnamento hai mai riconosciuto fra i tuoi allievi qualcuno con una sincera vocazione artistica, un potenziale innovatore del linguaggio fotografico, una persona dotata di particolari sensibilità?

Si ce ne sono stati tanti. Molti di loro, ancora, sottopongono al mio giudizio le loro immagini. Io prendo molto da loro e cerco di rinnovarmi.

Se tu dovessi drasticamente scegliere fra la tua attività di insegnante e il dedicarti completamente alla tua produzione fotografica a cosa preferiresti rinunciare ?

Insegnare mi piace tantissimo perché mi mette in contatto con i giovani e quindi con le loro idee, però mi piace molto anche fotografare quando mi sento in vena. Cercherò sempre di coniugare le due cose.

Quali progetti hai in mente per il futuro?

Sto lavorando per illustrare la città di Parigi che amo immensamente, purtroppo ci vado quando posso, ma non ho fretta e vorrei fare un lavoro vedibile attraverso una fotografia diretta e semplice.

a cura di massimocec giugno 2013