Camogli in un giorno di primavera

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Berengo Gardin Camogli

Camogli per me è stata l’occasione di un piccolo esperimento fotografico. Era da poco passato tra le mie mani il libro di Berengo Gardin su Camogli e avevo visto le sue foto. I paesi della Liguria mi affascinano e, approfittando di una bella giornata di primavera e di un regalo che dovevo alla compagna dei miei pochi viaggi, ho colto l’occasione per mettermi alla prova. Non avevo alcuna intenzione né di copiare né tantomeno di rivaleggiare con Berengo Gardin. Piuttosto volevo sfruttare la presenza di un modello per provare a creare un mio primo resoconto fotografico, per vedere quanto la presenza di un modello può aiutare od ostacolare. Certo il contesto e i tempi non potevano consentirmi di andare oltre un resoconto fotografico quasi turistico.

È stato un esperimento poco faticoso perché un tiepido calore primaverile e una luce chiara ma non aggressiva ci ha accompagnato durante tutta la giornata. La compagnia e un buon ristorante hanno poi reso l’esperimento un elemento secondario. Ho comunque scattato una gran quantità di foto in parte cercando i luoghi, le prospettive, i momenti che mi ricordavo tra quelli che avevo visto sul libro di Berengo Gardin, ma anche cercando i miei luoghi, i miei oggetti, le mie prospettive. Non so dire fino a che punto l’esperimento sia riuscito, fino a che punto la presenza di un modello possa aiutare ad ostacolare la fotografia. Ma in fondo la fotografia e solo una compagna occasionale di viaggio. Ed è bene che rimanga tale, che non si sostituisca alle emozioni, alle sensazioni, alle cose e alle persone che sono presenti accanto a noi e in noi. Mi viene in mente una serie di osservazioni che Calvino scrisse nel 1955 che poi inserì nel racconto “Avventura di un fotografo”. “”Con la primavera centinaia di migliaia d’italiani escono la domenica con la macchina fotografica a tracolla. E si fotografano. Tornano tutti contenti come cacciatori dal carniere ricolmo, e per i giorni seguenti aspettano con dolce ansia di vedere le foto sviluppate; ansia a cui alcuni aggiungono il sottile piacere  di svilupparle da sé. Solo quando hanno le foto sotto gli occhi sembrano prendere tangibilmente possesso della giornata trascorsa, solo allora quel torrente alpino, quella mossa del bambino col secchiello, quell’allungarsi al sole delle gambe della moglie è sicuro, è irrevocabile che ci sono stati; il resto anneghi pure nell’ombra dubbia del ricordo.”

Berengo Gardin Coppia a Camogli

massimocec gennaio 2012