Clusone

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Non posso non associare Clusone al ricordo di due persone, entrambe recentemente decedute, molto diverse l’una dall’altra, che non si conoscevano, perché per me rimangono legate a questo paese della bergamasca scoperto attraverso loro. Queste due persone sono Chiara Frugoni, la celebre storica del medioevo che utilizza come sua fonte principale le immagini, figlia di Arsenio Frugoni, moglie di Salvatore Settis, amica di personaggi come Le Goff e Duby, studiosa di Francesco d’Assisi e di grandi affreschi medievali quali il Buongoverno del palazzo pubblico di Siena, il Trionfo della Morte del Camposanto monumentale di Pisa, argomento della sua tesi di laurea, le storie di Giotto nella basilica di Assisi e nella cappella degli Scrovegni a Padova, ma soprattutto donna attaccata ai luoghi in cui è cresciuta, il paese di Solto sul lago di Iseo cui ha dedicato due testi, Perfino le stelle devono separarsi, il racconto delle estati della sua infanzia trascorse nella casa dei nonni in questo villaggio contadino, e Da stelle a stelle, memorie di un paese contadino, di quel paese “rimasto immobile fino agli anni Cinquanta, quando il benessere ha cancellato la sua vocazione agricola, ha mutato le case, il paesaggio, la mentalità”, memorie ricostruite attraverso la lunga serie di interviste che hanno fatto rivivere “un mondo povero e contadino, per certi aspetti ‘medievale’, colmo di tante piccole usanze;” “ricordi destinati a sparire con noi”.

L’altra persona che mi riporta a Clusone è Luigi Bonaldi, un semplice pensionato, amico di una cugina di mia moglie, che spesso veniva a trascorrere periodi di vacanza al mare qui a Massa. Viveva in piccolo paese vicino a Clusone in una casa che doveva essere simile a una di quelle case di contadini descritte da Chiara Frugoni nei suoi due testi dedicati a Solto, una casa a due piani affacciata su un ampio cortile cui si accede da un cancello incassato in una sorta di portone in muratura. Quando ci viveva Luigi n casa c’erano ancora la cucina a legna e il camino, l’arredamento era semplice e la cucina, l’ambiente in cui Luigi viveva, era scarsamente illuminato da una piccola finestra aperta sul cortile. Era un uomo mite, amava viaggiare, divideva il suo tempo tra attività di volontariato, quando poteva viaggi e vita di paese. Non conosceva Chiara Frugoni, ma conosceva bene Solto e Clusone. Spesso mi raccontava di suore cui era molto legato, pur essendo di idee sinceramente di sinistra, che avevano un monastero sul lago d’iseo. In uno dei suoi viaggi comprò anche una pianta di limoni per portarlo a queste suore. Raccontava volentieri episodi della sua vita giovanile che rispecchiavano in modo fedele quelli raccontati nei libri della Frugoni. Ascoltando i racconti di Luigi e leggendo i libri di Chiara Frugoni è inevitabile condividere l’impressione che “il nostro sguardo, misurando il divario fra come eravamo e come siamo diventati, è ancora più stupito, perché sembra incredibile che solo cinquant’anni ci separino da un mondo di vita tanto aspro”. È una consapevolezza vissuta senza nostalgia ma con una un forte senso di inadeguatezza rispetto al modo con cui noi affrontiamo la nostra esistenza perché sembra che in qualche modo abbiamo perso qualcosa che somiglia quello che chiamiamo dignità e senso della misura.

Grazie all’interessamento e all’ospitalità di Luigi sono finalmente riuscito ad andare a Clusone in un periodo di fine estate di qualche anno fa spinto dall’interesse per l’affresco del Trionfo della morte della Danza macabra descritti da chiara Frugoni e Simone Facchinetti nel bel testo Senza misericordia. Il Trionfo della morte la Danza macabra a Clusone. È un interesse che coltivo da molto tempo, da quando ho scoperto nel camposanto di Pisa la bellezza e la ricchezza culturale del Trionfo della morte di Buffalmacco. È stata una scoperta che ha seguito quella del Buon governo di Lorenzetti realizzatasi grazie al regalo fornitomi dalle lezioni universitarie di Chiara Frugoni quando, per mia fortuna, ancora insegnava a Pisa. Le immagini sono diventate anche per me uno strumento fondamentale per capire qualcosa della mentalità, delle forme di vita, di questo periodo affascinante della storia umana, del Medioevo, che fino a quel momento avevo preso in scarsa considerazione dal punto di vista di quella che potremmo definire storia materiale.

Non mi stupisce il legame tra la rievocazione delle forme di vita presenti a Stolto negli anni Cinquanta e il Medioevo e non mi stupisce neppure che chi ama il Medioevo come Chiara Frugoni provi una sorta di legame affettivo anche con le forme di vita del mondo contadino che ha preceduto anche in epoca contemporanea la trasformazione dell’Italia in una società moderna industriale. È possibile intravedere delle linee di tendenza della vita quotidiana in molte zone del nostro paese che arrivano dal Medioevo fino quel periodo della storia contemporanea. I libri di Chiara Frugoni sopra citati e i racconti di Luigi Bonaldi in qualche modo mi hanno consentito di toccare quelle linee di tendenza caratterizzate da una durata a superiore a quella di tutti i grandi avvenimenti della storia raccontata più frequentemente sui libri. I racconti di Luigi hanno in qualche modo lo stesso valore di testimonianza degli edifici che si incontrano nelle strade di Clusone, passeggiando sugli acciottolati, sotto gli archi, alzando gli occhi in alto e scoprendo affreschi, orologi ben visibili esposti sulle pareti di palazzi pubblici, campanili, chiese. E infine, dopo aver salito una lunga scalinata, l’affresco del Trionfo della morte della Danza macabra dipinto da Giacomo Busca nel 1485 sulla facciata dell’Oratorio dei Disciplini di Clusone presso la chiesa di San Bernardino. Guardando l’affresco mi ritorna in mente la figura di Chiara Frugoni che illustrava le sue diapositive (non c’erano ancora i computer e i videoproiettori), una figura che richiamava con il suo lungo ed esile collo le donne dipinte da Modigliani, con la voce suadente ed un modo di esporre semplice e gentile, un incastro di qualità che non possono non esercitare un fascino irresistibile, un fascino che non vela la chiarezza argomentativa, la passione per la precisione descrittiva e la profonda onestà intellettuale con cui Chiara Frugoni esponeva le sue interpretazioni delle immagini che ci proponeva stupendoci del fatto che la storia medievale fosse così affascinante come era il suo modo di proporcela.

È grazie al lei se quei personaggi dipinti sulle pareti dell’Oratorio dei Disciplini per incutere terrore e per cercare di frenare una trasformazione lenta ma inesorabile della società si possono diventare testimoni di una mentalità e di un’operazione culturale tesa a mantenere e rafforzare il controllo sui fedeli, testimoni parlanti di un passato che fa parte integrante del nostro presente anche se non lo sappiamo o non ce ne curiamo.

 

massimocec ottobre 2022