Un restauro trionfale

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Giovedì sera, 5 luglio 2018, sono stato al Camposanto di Pisa per l’ultimo concerto della rassegna “Musica sotto la Torre 2018” organizzata dall’Opera della Primaziale. Sono arrivato alla biglietteria centrale, davanti alla lupa, e avevo calcolato una mezzoretta di anticipo per vedere il “Trionfo della Morte” restaurato e ricollocato il 17 giugno per San Ranieri, la festa del patrono di Pisa. Lo avevo visto poco più di due anni fa, prima del lungo e delicato lavoro di restauro. Ero andato con la mia classe e avevo scattato una fotografia: i miei piccoli alunni di fronte a questo grande affresco di quindici metri per otto. C’era una guida che spiegava: è l’opera più celebre del pittore fiorentino Buonamico Buffalmacco, l’attribuzione è stata tardiva, l’affresco è del Trecento (1336-1338), per molti secoli si era persa la memoria del suo autore. È stato Luciano Bellosi che, nel 1974, ha pubblicato un importante saggio (Einaudi) in cui Buffalmacco viene riconosciuto come l’autore degli affreschi raffiguranti il “Trionfo della Morte” in Camposanto. Il tempo ci invade, fugge e ci divora, ma qualche volta si ritrova.

Poi la guida diceva del degrado dovuto all’umidità e a un incendio avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Il 27 luglio 1944 la scheggia di una granata colpì il Camposanto; il tetto, rivestito in piombo, prese fuoco e le alte temperature danneggiarono gli affreschi. Nel tempo “Il Trionfo della Morte” venne recuperato con la tecnica del restauro a strappo, che oggi non viene quasi più utilizzata perché aggressiva. Per contrastare l’umidità si è fatto ricorso a fissativi e a colle, che hanno reso la superficie del “Trionfo” oleosa e giallastra, da non far quasi più riconoscere la sua vera natura che, dopo la pulitura, è chiaramente quella dell’affresco.

Questa volta sono andato con Susanna e abbiamo fotografato il “Trionfo” restaurato. Alla mia retina appare irriconoscibile. Ho davanti agli occhi un affresco con una superficie pulita, luminosa e più leggibile, protetta dalle condense grazie a un sistema di autoriscaldamento. Sembra un’opera nuova, specialmente se si fissano alcuni particolari, per esempio il falco centrale di uno dei giovani in brigata è molto più nitido rispetto a quello che fotografai nel novembre 2016, una macchia grigia attraversata da crepe e piccoli crateri e contorniata da toni che danno sul rossiccio. Si leggono bene ricami degli abiti dei giovani gaudenti nel giardino nella parte in basso a destra e addirittura si vede una retina ai piedi della figura volante alla sinistra della scena.

Mi sembra un lavoro ben fatto, l’impegno per giungere a questo restauro è stato sicuramente enorme, ma l’azione divoratrice del tempo è stata finalmente fermata. Il risultato è bellissimo, siamo in presenza di una delle più importanti opere del Trecento che, insieme agli altri affreschi del Camposanto, ci fa entrare in un capitolo base della storia dell’arte dedicato al XIV secolo.

Il concerto del gruppo musicale “Soqquadro italiano” è l’ideale per una bella serata come questa, di assoluto godimento di un patrimonio artistico unico al mondo. Com’era bella Pisa ieri sera.

odellac settembre 2018