Viaggio in Valtellina

GALLERIA INSEGNANTI IN VALTELLINA

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La Valtellina è uno dei luoghi che più mi sono nel cuore. Sono arrivato in Valtellina, a Morbegno, oltre trentacinque anni fa con un amico, Ovidio, per iniziare a insegnare e ho scoperto un luogo che ancora oggi mi attrae e mi invita a tornare. Io insegnavo a Dervio, sul lago di Como, e vivevo a Morbegno. Tutti i giorni mi spostavo in treno da Morbegno a Dervio, e anche il lago è stata una scoperta con i suoi paesi affacciati sulle sue acque, i suoi scorci, i battelli che lo percorrono il lungo e in largo. Ma soprattutto ho scoperto la montagna, con le sue valli, i suoi sentieri, i rifugi, i piccoli paesi incastonati nel fondovalle o sui versanti, le passeggiate in val Codera, Val Gerola, Valle del Bitto, la Valmalenco, la val di Tartano, il passo San Marco. In una di queste gite incontrammo il guardiano di una diga nell’alta val Gerola che passava mesi interi isolato nella sua casa sul laghetto artificiale. Tra tutte le valli della zona vicina a Morbegno però io preferivo la Val di Mello, con il suo abitato una volta occupato dai “mulat”, il torrente che forma bellissime vasche, e la Val Masino con le Terme oggi abbandonate e pericolanti.

Approfittavamo di ogni giorno libero con il bel tempo per organizzare spedizioni per raggiungere anche luoghi più lontani come la Val Zebrù, Bormio, la Valfurva, la Val Viola di Poschiavo, Livigno, lo Stelvio. Oggi le strade sono scorrevoli, allora ognuno di questi viaggi era un’impresa perché dovevamo percorrere una strada, credo statale, che serpeggiava lungo tutto il fondovalle attraversando tutti i paesi e intrecciandosi continuamente con l’Adda. Anche raggiungere la Valtellina era un’impresa perché l’unica strada percorribile era quella del lungolago da Lecco. Oggi c’è una superstrada che in gran parte si sviluppa in gallerie che però lasciano intravedere solo piccoli scorci del lago di Como. La vecchia strada lungolago era un continuo apparire di panorami.

Ho trovato in Valtellina un’accoglienza che non mi aspettavo da parte sia di valtellinesi che di amici con cui condividevo l’esperienza di insegnante immigrato. Sono rimasto un solo anno ed è stata una sorta di vacanza.

In quell’anno in tutta Italia ci furono delle nevicate eccezionali e in Valtellina la neve raggiunse livelli che costrinsero a bloccare i trasporti e a chiudere le scuole per alcuni giorni. Si camminava per le strade di Morbegno entro cunicoli scavati nella neve. Anche a Pisa stava nevicando e, non essendoci ancora la possibilità di scambiare immagini, mi arrivavano notizie di paesaggi inconsueti come Piazza dei Miracoli coperta da una coltre bianca. Ma il paesaggio della Valtellina era un’altra cosa, sembrava un presepe.

Grazie alla Valtellina ho scoperto anche l’Engadina visitata sia entrandovi dal Passo del Maloia sia da Poschiavo. C’era e c’è ancora un trenino rosso delle ferrovie svizzere che si arrampica fino al passo del Bernina. Non sono mai riuscito a prenderlo. Andavamo in Engadina per fare lunghe passeggiate in Val Roseg o in Val di Fex. Spesso andavamo a passare un pomeriggio a Sils Maria, evitando accuratamente Saint Moritz e i dintorni. A Sils un’estate sono tornato con mia moglie, abbiamo affittato un appartamento in una di quelle tipiche casette con mura molto spesse e finestre piccole. Ogni giorno facevamo un’escursione e siamo arrivati a compiere la traversata dalla Val Roseg a Sils passando sotto il Corvatsch.

Dopo tanti anni, sempre insieme a Ovidio, a Susanna, sua compagna, anche lei per un certo periodo insegnante immigrata a Morbegno, e a mia moglie, sono tornato. Per prima cosa siamo  tornati a vedere nel centro di Morbegno il negozio dei Fratelli Ciapponi che ancora conserva l’antica insegna di “Drogheria – Granaglie – Formaggi – Cordami”. Mi ha sempre affascinato l’enorme retrobottega scavato nel sottosuolo costituito da molte celle ad alveare dove vengono conservate forme di Bitto di tutte le misure e le annate, vini, grappe, salumi. Siamo andati a cercare anche il nostro vecchio appartamento vicino al fiume Bitto. Era sempre lì, poco cambiato anche nell’aspetto, abitato da una famiglia che per caso abbiamo incontrato proprio nei pressi.

Siamo capitati in un bed and breakfast sulla costa nord della valle vicino a Dubino. La casa sopra il bed and breakfast era la casa di Walter Bonatti e la proprietaria del nostro B&B era una sua fans. Ci ha raccontato le sue imprese, la sua vita e quella della sua compagna, l’attrice Rossana Podestà, conosciuta perché aveva rilasciato un’intervista in cui avrebbe detto che avrebbe scelto un uomo come Walter Bonatti per fuggire su un’isola deserta. Bonatti prese queste parole come un invito e le scrisse. Così, secondo la nostra locandiera, iniziò la loro storia che è durata fino alla morte di Bonatti. Ci parlava dei due personaggi come se fossero di famiglia, chiamava la Podestà la Rossana e Bonatti il Walter.

L’ultimo viaggio in Valtellina è stato anche in parte dedicato a ricercare le tracce della nostra permanenza come insegnanti immigrati, siamo andati a rivedere le nostre vecchie scuole. Siamo tornati in Val di Mello che ho faticato a riconoscere perché affollata di turisti mentre era abituato a percorrerla senza quasi mai incontrare nessuno. Mi ricordavo la Val Masino con una bellissima foresta di abeti e le terme funzionanti. Mi avevano dato l’impressione di uno di quei luoghi fine Ottocento dove le famiglie benestanti andavano a trascorrere le loro vacanze. Ora sono ridotte a ruderi abbandonati nella montagna. Anche l’Engadina l’ho trovata diversa, più attenta al turismo che a salvaguardare la propria identità. La chiesetta nel centro della Val di Fex per fortuna è ancora là e qualcuno continua a coltivare i campi e ad allevare animali. Abbiamo, su suggerimento della proprietaria del B&B, anche scoperto un incantevole paesino di appena 300 abitanti in Svizzera, in Val Bregaglia, Soglio, un paesino che il pittore Segantini definì «la soglia del paradiso». Non è mancato neppure il tributo al lago di Como con immancabile visita in una delle ville, la seicentesca villa Carlotta a Tremezzo, una villa che ha ospitato personaggi come Stendhal, con un giardino che in realtà è un grande orto botanico, e la visita allo stabilimento Galbusera vicino a Morbegno. Ricordo ancora l’odore dei biscotti che si diffondeva nell’aria i giorni in cui evidentemente la produzione era attiva o forse i giorni in cui il vento portava l’odore verso Morbegno invece che verso il lago.

Rimane da capire se al termine del viaggio è prevalso il piacere di rivedere questi luoghi o la inquietante percezione di un tempo che scorre inarrestabile.

massimocec ottobre 2020