Funerale di Tuono Pettinato, alias Andrea Paggiaro

«È inutile osservare che il volume migliore dei molti esagoni che amministro s’intitola Tuono pettinato».

Jorge Luis Borges, La Biblioteca di Babele

In San Michele degli Scalzi c’erano un bel po’ di persone, all’ora stabilita e alla giusta distanza. Il sacerdote, don Emanuele Morelli, ha celebrato la messa, con una liturgia semplice e parole sobrie: “Credo negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani.” C’era il parroco don Lorenzo Bianchi, nel ruolo di chierichetto, e una suora con una bella vocina. Osanna nell’alto dei cieli, cantava. Della predica ricordo l’espressione “dolore feroce” e l’immaginazione finale del prete, che ha originato la mia. Mi sono immaginato Andrea che sale su una nuvola e i personaggi dei suoi fumetti lo portano in cielo; ma lui, prima di partire, si assicura di avere i pennarelli. Andrea sale in paradiso accanto al Padre Eterno, che prende i pennarelli di Andrea e disegna la sua vita. Ogni tanto gli chiede dei suggerimenti, poi gli dà il foglio e dice: disegna tu. Questo lo ha detto il prete, a conclusione della commovente omelia funebre.

I genitori di Andrea erano in una delle prime panche, due splendidi genitori. Il padre, Pierluigi, indossava una giacca blu un po’ lunghina, visto di spalle sembrava Andrea su con gli anni. Che commozione, che tenerezza. La madre Lia era vestita di bianco e… via giù ci sono tante cose da fare, per esempio questo funerale in San Michele con quel prete con cui si parla bene, che ascolta e sa entrare in empatia. Strano funerale. Non so se Andrea era credente, se era battezzato o quando si era battezzato. All’entrata c’era una pila di uno dei primi volumi di Tuono Pettinato: “Rumble. Wrestling che passione” del 2005. “Si può prendere?”, chiedo a una signora che regolava l’ingresso. “Mah, se lo hanno messo lì penso di sì.” Semplice, lo prendo. Il Paggiaro era buono, generoso, qualcuno lo ha ribattezzato “Buono Pettinari”. Lo sfoglio, leggere i suoi libri e i suoi fumetti è tenerlo vivo qui con noi. “Andrea è morto, ma non ci ha lasciati. Vive … nella memoria vivente delle sue opere che si portano dentro il sé più profondo” (don Emanuele Morelli).

Alla fine della messa il gruppo dei Super Amici, il collettivo dei “fratelli fumettisti” fondato da Tuono Pettinato nel 2000, è stato chiamato all’altare dal sacerdote per un saluto. In molti si sono avvicinati al “palco”, ehmm… all’altare, i Superamici erano il suo mondo, la sua vita. Uno vestito di nero, ma erano tutti vestiti di nero, ha detto di chiamarsi Francesco e ha improvvisato un discorso assurdo dicendo che si era preparato un’orazione funebre per un altro del gruppo di cui, per eleganza, non ha rivelato il nome. Dietro di lui un altro Superamico, con la barba, però quasi tutti avevano la barba, ha alzato la mano. Che buffo! Nessuno in Chiesa ha riso. Poi Francesco (D’Erminio, fumettista noto con lo pseudonimo Ratigher e direttore della Coconino Press) ha detto che stava improvvisando, per questo ha preferito andare sul facile e ha scelto di raccontare un aneddoto. Ha ricordato la sua convivenza con Andrea a Bologna.

Foto di Mattia Del Punta

Ha detto che una sera gli era venuto un febbrone, era agitato, stava malissimo. In casa c’erano soltanto lui e Andrea. Aveva la febbre a quaranta, sudava, si girava nel letto, credeva di morire. Allora chiede aiuto ad Andrea, consapevole di chiedergli molto. “Sto male, fai qualcosa”. Andò di là e tornò con uno stetoscopio finto. Allora gli disse: “Vai in farmacia, comprami delle medicine”, ben sapendo che Andrea, non sapendo quali, avrebbe svaligiato la farmacia. Andrea non sapeva proprio cosa fare realmente per aiutare il suo Super Amico. Andare in farmacia e comprare tutta la farmacia? Chiedere consiglio all’iguana che era davvero ospite dell’appartamento per superare la paura di sbagliare? In casa c’era una chitarra con una corda sola. Meglio prendere la chitarra e suonare quella corda sola, intonare una canzone death metal dei Cannibals Corpse e cantarla come se fosse una ninna nanna. Miracolo! Il Superamico con la febbre a quaranta, cullato da quel dolce regalo, chiude gli occhi e si addormenta beatamente. E forse anche l’iguana.

Poi il Super Amico ha concluso il suo breve discorso in ricordo di Andrea con queste parole: “Dal punto di vista della testa di Andrea la vita era infinita e aveva infinite diramazioni.” Quando ha visto crescere la commozione ha aggiunto: “Ridiamo pure, Andrea ai funerali rideva.” Qualcuno ha riso. In chiesa si è levato un lungo e fragoroso applauso, i Super Amici si sono avvicinati alla bara, con una distanza giustina giustina.

Foto di Mattia Del Punta

Stavo per applaudire anch’io, che odio gli applausi ai funerali. Poi ho visto mio cugino Raffaele, compagno di liceo di Andrea, che ha fatto un sorrisino, si è abbassato un po’ la mascherina e si è asciugato una lacrima. Ho abbassato la testa e mi sono fatto forte. La messa era finita, sono uscito e ho raggiunto la vespa che avevo parcheggiato davanti alla biblioteca SMS. Ero triste, nonostante le note divertenti. Ho aperto il bauletto, ho preso il casco e ho cercato di infilarmelo in testa. Pigiavo e ripigiavo, sentivo un “dolore feroce”, come ha detto il prete nella sua predica. Ogni volta che mi metto il casco penso che sì mi sta un po’ stretto, ma col tempo prenderà la forma e mi stringerà di meno. E invece il casco non entrava e il dolore era sempre più feroce. In questa situazione assurda ho sbirciato una ragazza seduta sul muretto davanti alla Biblioteca che allattava tranquillamente la sua creatura. Lui beato! Allora ho ritrovato un po’ di calma, ho girato il casco che sì, mi sta un po’ strettino, ma nel verso giusto è entrato e il dolore è diminuito di colpo. Ho aperto la levetta della miscela, ho tirato il comando dell’aria, ho dato il classico colpo col piede al pedalino di avviamento e la vespa è andata in moto alzando una regolamentare nuvoletta di fumo. Sembra d’essere in un fumetto di Tuono Pettinato, ho pensato.

Intervista del 2010 per “La Voce Del Serchio” in occasione della pubblicazione del libro di Tuono Pettinato  GARIBALDI, Rizzoli Lizard

odellac giugno 2021