Possiamo guardare alla lettura come l’altra faccia della scrittura. Senza scrittura non c’è lettura e senza lettura non c’è scrittura, o meglio può esistere fisicamente la scrittura ma è come se non ci fosse finché qualcuno non la legge, rimane qualcosa di potenziale cui manca l’atto. Forse però tale assunto è vero solo in parte perché capita talvolta di scrivere senza che vi sia un destinatario, senza aspettarsi la presenza di un lettore, e in tal caso la scrittura esiste, ha una sua funzione, una funzione quasi terapeutica, una sorta di psicoanalisi fai da te. Viceversa è impossibile leggere senza che qualcuno abbia scritto qualcosa. La lettura è sempre una forma di dialogo con un altro, anche se talvolta questo altro è il noi che abbiamo prodotto un testo, un noi che ha lanciato il suo messaggio in un altro momento, in un altro contesto. Tale testo diventa qualcosa di esterno al noi che lo ha prodotto, un soggetto con cui instaurare un dialogo.
La lettura poi condivide con l’immagine la vista quale strumento intermediario ma richiede anche tempo, non consente un rapporto immediato e istantaneo con il proprio oggetto come invece è possibile con le immagini. La lettura richiede riflessione, concentrazione, sforzo mentale.
Italo Calvino inizia così il suo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore:
“Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla, di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso, dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.
Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull’amaca, se hai un’amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce.
Certo, la posizione ideale per leggere non si riesce a trovarla. Una volta si leggeva in piedi, di fronte a un leggio. Si era abituati a stare fermi in piedi. Ci si riposava così quando si era stanchi d’andare a cavallo. A cavallo nessuno ha mai pensato di leggere eppure ora l’idea di leggere stando in arcioni, il libro posato sulla criniera del cavallo, magari appeso alle orecchie del cavallo con un finimento speciale, ti sembra attraente. Coi piedi nelle staffe si dovrebbe stare molto comodi per leggere; tenere i piedi sollevati è la prima condizione per godere della lettura.
Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino, su due cuscini, sui braccioli del divano, sugli orecchioni della poltrona, sul tavolino da tè, sulla scrivania, sul piano del tavolo, sul mappamondo. Togliti le scarpe, prima. Se vuoi tenere i piedi sollevati; se no, rimettitele. Adesso non restare lì con le scarpe in una mano e il libro nell’altra.”
Il romanzo di Calvino è un romanzo dedicato alla lettura e ha una struttura costituita da dieci inizi di romanzi; tra un incipit e l’altro, incipit di romanzi mai terminati, si trovano i racconti dei due protagonisti, un Lettore e una Lettrice, Ludmilla, intenti alla ricerca un libro che non troveranno mai perché tutte le volte che entrano in contatto con un nuovo libro incontrano un altro libro che ricomincia da capo. Il Lettore, scopre poi che gli incipit dei dieci romanzi in realtà costituiscono una frase vera e propria dotata di senso:
Se una notte di inverno un viaggiatore, fuori dell’abitato di Malbork, sporgendosi dalla costa scoscesa senza temere il vento e la vertigine, guarda in basso dove l’ombra s’addensa in una rete di linee che s’allacciano, in una rete di linee che s’intrecciano sul tappeto di foglie illuminate dalla luna intorno a una fossa vuota, – Quale storia laggiù attende la fine? – chiede, ansioso d’ascoltare il racconto.
E qui viene svelata una ulteriore caratteristica fondamentale della lettura, quella di essere un processo senza fine, all’interno del quale si costruisce una rete di sensi diversa da lettore a lettore, ma non arbitraria. Viene alla luce un altro elemento della lettura, quello di essere uno strumento per superare la dipendenza dall’oggettività senza cadere nella fantasticheria onirica, nell’immaginazione libera da ogni legame con il mondo in cui viviamo. Un altro grande scrittore del Novecento, Antonio Tabucchi, ha affermato che ““La letteratura può essere il mezzo per caricare di senso una cosa di per sé insensata come l’esistenza.” E in effetti attraverso la lettura noi cerchiamo disperatamente di rintracciare un senso che sfugge alla realtà. I sensi che possono essere rintracciati in un testo sono senza dubbio molti, ma non tutti i sensi sono accettabili. Esiste un limite che l’interpretazione di un testo non può valicare. La libertà del lettore è ampia ma non totale. Il testo, come l’Essere, pone dei limiti al lettore così come l’essere li pone all’ente che vive la sua vita. La natura di questi limiti si riflette sulla lettura come sulla vita: entrambe non possono essere evasione totale dalla realtà, ma strumento per andare oltre il reale alla ricerca di un altrove che però non perde di vista la realtà. La lettura non è adatta a scatenare l’immaginazione assoluta, libera da vincoli, ma un’immaginazione cauta, in perenne contatto con il testo, con l’autore, con la realtà.
Leggere è anche una forma di comunicazione che consente di annullare le distanze spaziali e temporali, di poter percorrere il tempo a ritroso e di addentrarsi nel futuro. Anche in questo caso la lettura consente di andare alla ricerca di un altrove che abbia radici nel reale, che lo superi muovendo da quello: i vincoli esercitano un peso diverso a seconda del terreno in cui ci si muove, la letteratura, la storia, la previsione scientifica, ma in ogni caso rimangono presenti. È così che la lettura esercita contemporaneamente la sua funzione liberatrice rispetto all’idea che “non ci sia alternativa”, per parafrasare il titolo di un testo di Salvatore Veca, e la sua funzione di strumento per la comprensione del reale.
Un’ultima osservazione non può che riguardare il rapporto tra la lettura e la tecnica, troppo spesso messe in contrapposizione, tralasciando però il fatto che anche la lettura è, come la scrittura, una tecnica. Alla base della lettura c’è il linguaggio, la capacità di produrre lingue, di pararle, di plasmarle. La lingua è un’invenzione degli esseri umani, una di quelle invenzioni che una volta introdotte e adottate, sommergono l’uomo fino ad apparire come elemento naturale. Non sono pochi coloro che hanno pensato che il linguaggio domina l’uomo e non viceversa. Quello che circola dietro la contrapposizione tra lettura e tecnica è l’idea che noi siamo schiavi della tecnica, e questa schiavitù ci ha allontanati dalla lettura vista come strumento per la salvaguardia di una naturale capacità di critica e riflessione. È un po’ come se il pittore non riconoscesse il ruolo della tecnica della produzione dei colori nella pittura. La possibilità di produrre i colori, il costo di tali tecniche ha determinato le caratteristiche della pittura per secoli. La tecnologia moderna di produzione dei colori ha consentito al pittore di ampliare le sue possibilità espressive. La fotografia ha a sua volta redistribuito gli spazi liberando ancora la pittura da una serie di compiti e rendendola una cosa diversa. Cambiano i materiali, i supporti, cambiano le modalità, si redistribuiscono gli spazi e le funzioni come accade ogni volta che una nuova tecnologia viene introdotta, c’è un prima e un dopo ma non un di qua e un di là, uno spazio dell’autenticità e della naturalità e uno spazio dell’artificialità e della virtualità. In fondo siamo schiavi della lettura quanto ne siamo i padroni, così come del linguaggio, di tutte le tecniche e di tutte le tecnologie che sono riuscite a pervadere i nostri spazi vitali.
massimocec luglio 2021
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